Fuochi d’artificio e sincera fede. Zucchero filato e invocazioni disperate. Come in un grande teatro Catania per tre giorni si libera, festeggia, prega, piange e spera. La festa di Sant’Agata è il momento in cui la città si ritrova e si riconosce nei suoi riti secolari: cibi, luoghi, messe notturne, vestiti tradizionali. Tutte le componenti che fanno di un gruppo di persone una comunità sono presenti. Le reliquie della santa, caricate su una pesante struttura, vengono trascinate dai fedeli attraverso lunghissime funi; la forza di ognuno è quella di tutti. Ogni corporazione di mestieri restaura con cura la propria cannelora, un enorme cero che viene portato in processione per tutta la città ed esposto con orgoglio vicino alla cattedrale. Grossi ceri vengono portati a spalla dai devoti ed offerti alla santa nella speranza di una vita migliore per sé e per la città.
Nelle strade risuona il grido “cittadini, siamo fedeli tutti”, cui la folla risponde “certo, certo”. In questo appello, in cui tutti si riconoscono come catanesi e come fedeli, c’è la storia di Catania e della sua patrona. Sant’ Agata ha fermato l’Etna ed ha salvato la città dalla distruzione. Ancora per un anno garantirà ai suoi fedeli e cittadini il dono più importante: la speranza di un futuro migliore.