Nelle brochure dell’ufficio del turismo “incredible” India è diventata “shining”. Dopo quattro visite in differenti zone dell’India, la parola “scintillante” mi sembra meno azzeccata. Cosa c’è di brillante nei vecchi palazzi dei maraja abitati da tristi leopardi impagliati? Fascino ne hanno molto, questo sì. Vecchie automobili collezionate negli anni e riparate dalla polvere della strada, giacciono inutilizzate, ma quotidianamente ispezionate e lucidate. Malandati giardini sono curati ancora da silenziosi servitori. All’ora di pranzo preparano i pasti non solo per i pochi superstiti maragià, ma anche per gli ospiti dell’albergo, in cui parte delle sontuose abitazioni sono state trasformate.
Scambiare due chiacchiere con la marahani, che trascorre le sue estati con il marito nell’appartamento di Londra e che conosce la penisola sorrentina meglio di noi, è stato un tuffo in un passato ancora vivo laggiù. Orgogliosa del suo giardino giapponese, invero un po’ trascurato, ci ha rivelato un aspetto dell’India che avevamo perduto e ci ha confermato che, per fare luccicare l’India occorrerebbe molto lavoro, ma che forse non ne vale la pena. Ci piace così: “incredible”.